28 gennaio 2023

Tempo Ordinario (III) – S. Tommaso d’Acquino

«Gesù disse ai suoi discepoli: Passiamo all’altra riva» (Mc 4, 25)

Lasciamoci accompagnare nel cammino quotidiano dall’immagine della barca in mezzo al mare, ricordando che l’itinerario di fede che siamo chiamati a fare nostro non ci esonera dall’impegno di uscire da noi e di andare verso dove Dio in Gesù ci propone. La nostra è una chiamata ad essere disposti a creare lo spazio per nuovi progetti, nonostante le difficoltà sempre in agenda. La fede e l’antidoto alla paura perché ci permette di sperare anche quando ci sembra che siamo perduti; un test che ci permette di testare e rivelare la nostra identità di credenti in cammino.
«Tommaso ci propone un concetto della ragione umana largo e fiducioso: largo perché non è limitato agli spazi della cosiddetta ragione empirico-scientifica, ma aperto a tutto l’essere e quindi anche alle questioni fondamentali e irrinunciabili del vivere umano; e fiducioso perché la ragione umana, soprattutto se accoglie le ispirazioni della fede cristiana, è promotrice di una civiltà che riconosce la dignità della persona, l’intangibilità dei suoi diritti e la cogenza dei suoi doveri. Non sorprende che la dottrina circa la dignità della persona, fondamentale per il riconoscimento dell’inviolabilità dei diritti dell’uomo, sia maturata in ambienti di pensiero che hanno raccolto l’eredità di san Tommaso d’Aquino, il quale aveva un concetto altissimo della creatura umana. La definì, con il suo linguaggio rigorosamente filosofico, come “ciò che di più perfetto si trova in tutta la natura, cioè un soggetto sussistente in una natura razionale” (Summa Theologiae, Ia, q. 29, a. 3).La profondità del pensiero di san Tommaso d’Aquino sgorga – non dimentichiamolo mai – dalla sua fede viva e dalla sua pietà fervorosa, che esprimeva in preghiere ispirate, come questa in cui chiede a Dio: “Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia e una fiducia che alla fine giunga a possederti”» (Benedetto XVI, 16 giugno 2010).