giovedì della terza settimana di pasqua
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv, 6, 44-51).
Il cammino di fede non parte dall’iniziativa umana, ma da un’attrazione misteriosa e gratuita del Padre. Questa “attrazione” non è coercitiva, ma è un richiamo profondo alla libertà dell’uomo, come un desiderio impresso nell’anima da Dio stesso. Citando i profeti (probabilmente Isaia 54,13), Gesù sottolinea che la vera conoscenza di Dio non è solo frutto di studio, ma di una docilità interiore all’azione divina. Questa sapienza è cristocentrica: chi ascolta Dio arriva inevitabilmente a Gesù. Solo Gesù ha “visto” il Padre. In Giovanni, vedere è sinonimo di conoscenza piena. Qui si afferma la rivelazione esclusiva che Gesù possiede: egli è l’unico mediatore tra Dio e l’uomo. Non si tratta solo di una promessa futura, ma di una realtà presente per il credente. La fede in Cristo è comunione vitale con Lui, che già introduce nella vita divina. La manna, pur essendo un dono celeste, non ha salvato dalla morte. Gesù si propone come il vero pane disceso dal cielo, che dà una vita che supera la morte.
Questa è una delle prime affermazioni eucaristiche del Vangelo. Anticipa il dono della carne nel sacrificio della croce e nella comunione eucaristica. L’universalismo è evidente: per la vita del mondo (don Gian Franco Poli).