lunedì – Santi Andrea Dung – Lac presbitero e compagni
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere» (Lc 21, 1-4).
Il Vangelo di oggi ci porta nel cuore del tempio. Non c’è una parabola, non c’è un miracolo: c’è uno sguardo di Gesù. Egli osserva come la gente getta le offerte. Molti ricchi danno “del superfluo”; poi arriva una vedova povera, e “vi gettò due spiccioli”, quasi nulla. E Gesù pronuncia una delle sue frasi più sconcertanti: «Questa vedova, nel suo misero, ha gettato più di tutti». Noi vediamo la quantità; Dio vede la misura interiore. Noi giudichiamo dalla cifra, dalla visibilità, dall’impatto; Dio guarda il cuore che si espone e si consegna. Due monete microscopiche pesano — agli occhi di Gesù — più dei sacchi dei ricchi, perché rappresentano tutto ciò che quella donna aveva per vivere. Dove noi vediamo un niente, Gesù vede il massimo. I ricchi danno senza rinunciare a nulla: offrono delle cose, ma non sé stessi. La vedova non offre le cose — offre la sua certezza, il suo appoggio, il suo oggi. È come se dicesse: “La mia sicurezza non sta in queste monete, ma in Dio”. L’offerta diventa un atto di fiducia, non un gesto contabile. Questo Vangelo è il contrario del nostro modo spontaneo di vivere: noi teniamo per noi il “necessario” e, se avanza, diamo; il Vangelo mostra chi dà di sé stesso prima di trattenere per sé. Non significa irresponsabilità, ma svela un modo di amare: l’amore vero non aspetta di avere tanto per dare; comincia dal poco, ma lo dà con tutto il cuore. Noi non siamo chiamati a fare i conti con il portafoglio degli altri, ma con il nostro cuore. La domanda non è: “Quanto sto dando?”, ma: “Quanto di me c’è in ciò che do?”. Dio non chiede grandezze, chiede autenticità. Quella vedova — senza saperlo — anticipa Gesù: anche Lui, sulla croce, darà tutto ciò che aveva per vivere. Nell’Eucaristia celebriamo proprio questo: Cristo non ci dà qualcosa, ci dà sé stesso. La festa dell’offerta della vedova non è la festa della povertà materiale, ma della povertà spirituale che sa affidarsi. E quella parola di Gesù oggi risuona per noi come un criterio di verità:
non vale ciò che è grande, vale ciò che è vero. Che anche noi impariamo a dare quello che porta dentro la nostra fede, la nostra fiducia, la nostra vita — fosse pure “due spiccioli agli occhi del mondo” ma tutto agli occhi di Dio (Don Gian Franco Poli).





