Santi Filippo e Giacomo apostoli
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò» (Gv 14, 8-9).
Il passo che include il celebre versetto “Io sono la via, la verità e la vita”, è uno dei testi più densi della teologia cristiana. È un discorso pronunciato da Gesù durante l’Ultima Cena, in un momento di profonda rivelazione e intimità con i suoi discepoli. Questa triplice affermazione è straordinaria: Gesù non dice semplicemente di indicare una via, di insegnare una verità o di donare la vita. Egli è la via, è la verità, è la vita. Via: in un mondo disorientato, Gesù non offre solo una direzione ma si propone come cammino stesso verso il Padre. Verità: non una dottrina astratta, ma la pienezza rivelata del senso dell’esistenza. Vita: non solo biologica, ma vita piena, eterna, in comunione con Dio.
La risposta a Filippo è centrale per la dottrina cristiana: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Gesù è la rivelazione visibile del Dio invisibile (cf. Col 1,15). In Lui non c’è solo somiglianza, ma identità di natura con il Padre. Questo è il cuore del mistero trinitario: la perfetta comunione tra il Padre e il Figlio nello Spirito. Gesù invita a credere in Lui sulla base delle sue parole e delle sue opere. E aggiunge una promessa potente: “Chi crede in me compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi”. È un passaggio che parla del ruolo dei discepoli nella missione continua della Chiesa: attraverso la fede e l’amore, essi diventano strumenti dell’azione divina nel mondo.
“Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò” non è una formula magica. “Nel mio nome” significa nella mia volontà, nella mia identità, secondo il disegno del Padre. La preghiera cristiana non è mai un atto egoistico, ma è partecipazione alla glorificazione di Dio (Don Gian Franco Poli).