27 agosto 2025

mercoledì della ventunesima del tempo ordinario – Santa Monica

 

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri» (Mt 23, 27-32).

Gesù utilizza un’immagine fortissima e visivamente potente: i sepolcri imbiancati, splendenti all’esterno, ma pieni di corruzione interna. Era costume giudaico imbiancare le tombe prima della Pasqua per evitare che qualcuno si contaminasse toccandole (Nm 19,16). È una denuncia dell’ipocrisia: apparire giusti, ma in realtà essere interiormente corrotti. Gesù non critica la religione, ma una religiosità esteriore, teatrale, che manca di autenticità e trasparenza. Gli scribi e farisei onorano i profeti del passato, ma allo stesso tempo respingono il messaggio profetico presente, cioè quello di Gesù. Costruiscono tombe e monumenti, ma non accolgono il cuore della profezia: conversione, giustizia, verità. Dicendo «non avremmo fatto come i nostri padri», rivelano la loro connessione con quella violenza, perché rifiutano anche ora i profeti viventi, anzi si preparano ad uccidere il Figlio stesso. «Colmate la misura dei vostri padri!» (v. 32) È un’espressione amara: stanno portando a compimento la violenza dei padri, cioè stanno per rifiutare e crocifiggere il Messia. Il vero pericolo non è il peccato, ma la pretesa di giustizia, cioè credersi giusti senza esserlo. L’ipocrisia religiosa è uno dei mali più gravi: confonde, scandalizza, svuota la fede. La memoria dei profeti non può essere solo storica o celebrativa: o accogliamo la voce profetica nel presente, o diventiamo complici del loro rifiuto. Gesù ci chiede coerenza tra ciò che si professa esteriormente e ciò che si vive interiormente (Don Gian Franco Poli).