martedì della terza settimana di pasqua
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6,30-35).
Questo passo si inserisce nel discorso del “Pane della vita” che Gesù tiene dopo la moltiplicazione dei pani. La folla lo cerca non per la comprensione del segno, ma perché ha mangiato e si è saziata. Ora, lo interroga chiedendogli un segno ancora più grande, paragonabile alla manna ricevuta nel deserto. La folla sembra chiedere prove per credere in Gesù, citando l’episodio della manna nel deserto come segno dato da Mosè. Ma dietro a questa richiesta si nasconde un’attesa messianica materialista: cercano un Messia che risolva i bisogni fisici, non necessariamente spirituali. Gesù sposta l’attenzione dal passato al presente, e da Mosè a Dio Padre. Non è Mosè il vero donatore del pane, ma Dio. E Dio non solo ha dato la manna nel passato, ma sta dando ora un pane ancora più vero: Gesù stesso. Qui Gesù parla in terza persona, preparando la rivelazione piena. Il “pane di Dio” non è un oggetto, ma una persona: Gesù stesso, che viene dal cielo per dare la vita — non solo biologica, ma eterna e piena. La folla comincia a intuire che Gesù sta parlando di qualcosa di più profondo. Ma ancora non comprendono pienamente. La loro domanda ricorda quella della Samaritana (Gv 4,15: “Dammi di quest’acqua”). C’è un desiderio sincero, ma ancora poco formato. Gesù ora si rivela esplicitamente: “Io sono” (richiama il nome di Dio: Io sono colui che sono). Lui è il nutrimento dell’anima, colui che sazia la fame e la sete più profonde dell’uomo: fame di senso, sete d’amore, desiderio di eternità. È un invito alla fede: venire e credere in Lui significa ricevere vita. Questo passo ci interroga sul nostro modo di cercare Dio: vogliamo un “pane” che risolva problemi immediati, o desideriamo il Pane che dà senso, verità e salvezza? Gesù non soddisfa solo i bisogni materiali, ma ci invita a un incontro personale che trasforma la vita (don Gian Franco Poli).