5 settembre 2025

venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario

 

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”» (Lc 5, 33-39).

Gesù si presenta implicitamente come lo Sposo. L’immagine rimanda all’Antico Testamento, dove Dio è lo sposo del suo popolo (Os 2,21; Is 62,5). La presenza di Gesù è dunque motivo di gioia: non è tempo di digiuno ma di festa. La vita cristiana nasce non da un peso da sopportare, ma da un incontro d’amore che riempie di gioia. Gesù non annulla il digiuno, ma gli dà un nuovo senso: diventa attesa e desiderio dello Sposo quando sarà “tolto”, cioè durante la Passione e, in senso più ampio, nei momenti di prova e di silenzio di Dio. Il digiuno cristiano è memoria e preparazione all’incontro con Cristo. Con le immagini dell’abito e degli otri, Gesù mette in guardia contro il tentativo di rattoppare il Vangelo con vecchie logiche religiose. La novità del Regno non può essere ridotta a un’aggiunta esteriore alle abitudini antiche: chiede cuori nuovi, otri capaci di contenere il vino della grazia.
La frase finale (“Il vecchio è gradevole”) descrive la naturale resistenza al cambiamento. Molti preferiscono ciò che conoscono, anche se meno vitale, perché il nuovo fa paura. Gesù invita invece ad aprirsi con fiducia alla novità del Vangelo, che rinnova la vita senza distruggerla ma portandola a compimento (Don Gian Franco Poli).